Curti: Informazioni turistiche
Il Paese è posto a 41 metri sul livello del mare e deve la sua notorietà ad un celebre monumento dell’‘antichità che ne rappresenta ormai il simbolo più evidente: la Conocchia.La Conocchia è un monumento funerario che si erge imponente e maestoso sul percorso dell’‘antica Via Appia che ha subito nel corso dei secoli vari rifacimenti, specialmente durante il periodo borbonico.
La storia di Curti, appellato nei secoli Le Curti o Ville delle Curti, si confonde e si mescola con la storia plurisecolare dell’‘antica Capua, della quale ne fu uno dei più significativi casali. Tale origine è documentata dai resti di antichi monumenti che si trovano sul suo territorio, oltre alla ricordata Conocchia.
Solo con l’‘avvento dell’‘occupazione francese del 1806 Curti, così come gli altri casali della Città di Capua, assume proprie funzioni amministrative autonome.
Un breve profilo più compiuto è quello steso nel 1961 da Don Pietro Iulianiello, parroco della Chiesa di S. Michele Arcangelo, patrono di Curti, in occasione del IV centenario della fondazione della suddetta chiesa parrocchiale, sorta nel 1561.
Ma in quest’‘anno si avrà avuto certamente una nuova fondazione di questa, se consideriamo che già nel 1327 la chiesa di S. Michele di Curti figura tra quelle che pagano la Decima alla chiesa di Capua.
La somma posta a carico dell’‘ecclesia di S. Michele di Curti ascende ad un tarì e mezzo.
Anche lo storico capuano Francesco Granata spende poche righe per Curti nel II volume della Storia Sacra della Chiesa Metropolitana di Capua, Napoli 1766.
Il Granata ci ricorda che in quest’‘anno la chiesa di Curti conta 1456 anime.
Le Congregazioni presenti al suo interno sono quelle di S. Michele fondata nel 1780, del SS. Corpo di Cristo fondata nel 1778, della Madonna SS. Del Rosario, fondata nel 172, di S. Rocco fondata nel 1902 e il sodalizio del Sacro Cuore di Gesù fondato nel 1908
Oltre alla chiesa madre nel paese si contano altre piccole chiese e cappelle di beneficio familiare, come quella della Purità di Maria Santissima della famiglia Ventriglia, la cappella della Madonna delle Grazie, la cappella di S.Pasquale Baylon, La cappella di S.Antonio di Padova della famiglia Pascale.
Si è fatto cenno più sopra alla famiglia Ventriglia, una delle famiglie più cospicue del passato di Curti.
Questa famiglia è stata una delle tante famiglie gentilizie dell’‘antica Capua che poi hanno lasciato il loro nome nei luoghi ove hanno costruito la loro fortuna economica e sociale.
Per Curti l’‘ascendenza della famiglia Ventriglia è stata a lungo principale punto di riferimento per l’‘intero paese per lungo periodo.
La famiglia Ventriglia si è distinta attraverso eminenti pastori donati alla chiesa in varie epoche.
Tra questi spicca per carità e sapere Mons. Giovanni Battista Ventriglia, che fu Vescovo di Caserta dal 1660 al 1662, anno della sua morte.
Alla dignità episcopale saliranno anche altri due religiosi della casata di Curti: Mons. Nicola Ventriglia vescovo di Acerno dal 1703 al 1708 e Mons. Gabriele Ventriglia vescovo di Caiazzo dal 1852 al 1859.
La famiglia Ventriglia ebbe altri rami che da Curti si sparsero a Capua ed a Piedimonte d’‘Alife ove raggiunsero cariche e nomine prestigiose.
Anche nell’‘elenco cronologico dei curati e cappellani della parrocchia di Curti troviamo tre esponenti della famiglia Ventriglia, il primo ne apre addirittura la lista nel 1561.
Come spesso capita, in ogni famiglia spunta di tanto in tanto una pecora nera.
E anche questo è il caso della famiglia Ventriglia che, nella seconda metà del XVII secolo, si trovò nel suo seno un altro componente, non certamente edificante.
Si tratta di Don Annibale Ventriglia, curato di Cuzzoli, il paesino vicino Macerata, misteriosamente scomparso a metà Settecento senza lasciare tracce del suo passato dopo una lunga e secolare vita che si è consumata tra le sue strade, le sue case, la sua chiesa ed i suoi abitanti.
Ad animare la vita di Cuzzoli e Curti concorre decisamente questo curato, attratto più dalla vita terrena che da quella spirituale.
Don Annibale Ventriglia si trovò invischiato nel vortice di un processo presso il Tribunale della Curia Arcivescovile di Capua che lo portò direttamente in carcere, anche se, successivamente, fu assolto.
La "macchina" congegnata ai danni del curato fu architettata all’‘interno della sua stessa famiglia.
Un esposto alla Curia di Capua fu presentato a metà ottobre del 1679 da parte di Maria Ventriglia, sorella di Don Annibale, e da suo marito, Antonio di Brigida.
I coniugi di Brigida - Ventriglia con la loro denuncia, tinta di farisaica trepidazione per la salvezza dell’‘anima del sacerdote, accusano il congiunto di "stare concobinato".
Pietra dello scandalo e fiamma ardente del curato, è tale Maria di Rauso, , maritata e madre di tre figli.
Ma alla fine, a giudizio concluso, Don Annibale sarà assolto da ogni colpa che, forse, è da ricercare per altri motivi, specialmente economici.
Tratto da: comune.curti.ce.it
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